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Facciamo come gli americani: venga Taranto first!

 

 

 

Nell’ambito dell’esame del dl 243/2016: "Interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno", la Commissione Bilancio della Camera dei Deputati ha effettuato le audizioni del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano, Francesco Greco, del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Taranto, Carlo Maria Capristo e del Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Si allega il video della seduta tratto dall'archivio di radio radicale.

Le relazioni dei due Procuratori della Repubblica e del Presidente Emiliano (tre magistrati) hanno fornito utili elementi informativi sulle transazioni sottoscritte con gli Amministratori Straordinari di Ilva S.p.A. e le altre società del Gruppo Riva e con la famiglia Riva, in esito alle quali si spera di riuscire a fare rientrare le somme sequestrate in Svizzera e "congelate" in Jersey dalla Procura di Milano nell'ambito dei procedimenti penali attivati presso il Tribunale di Milano, e quindi di utilizzare tali somme per le opere di adeguamento dello stabilimento di Taranto alle prescrizioni che saranno imposte in esito alla procedura di vendita in corso, con o senza la "decarbonizzazione" proposta dal Presidente Emiliano.

Non pochi spunti di riflessione vengono dalle parole pronunziate durante l'audizione, tra le quali emergono (e fanno saltare sulla sedia) concetti come:

"Ma se non si elimina la causa dell’inquinamento si buttano i soldi";

"L’Amministrazione Straordinaria di Ilva S.p.A. oggi tranquillizza sul fronte inquinamento. Quindi gli interventi fatti sinora hanno già avuto effetti positivi, bisogna vedere i prossimi interventi a cosa portano";

"Il risarcimento dei cittadini di Taranto consiste nel mantenere i posti di lavoro e migliorare l’ambiente"

"una produzione, sebbene strategica, non può esssere letale per la salute pubblica".

Personalmente, pur apprezzando lo sforzo delle Procure e del Governo per provare a raggiungere questi ultimi obiettivi, e sapendo che la riduzione dell'inquinamento attuale dello stabilimento consegue unicamente alla ridotta produzione, non ritengo che essi rappresentino davvero il risarcimento che la città di Taranto ed i cittadini dei Tamburi stanno attendendo, e che invece la politica debba trovare una soluzione definitiva alla questione.

Con la visione che emerge dalle dichiarazioni sopra riportate, infatti, si antepongono gli interessi dello Stato Italiano alla produzione di acciaio, nonchè l'interesse economico alla conservazione dei posti di lavoro, a quello della città di Taranto, ed in particolare dei cittadini residenti nel quartiere dei Tamburi, quello più soggetto allo spolverio delle polveri provenienti dai parchi minerali ed alle sostanze inquinanti emesse nell'ambito delle lavorazioni che si svolgono nell'area industriale Ilva, ad ottenere finalmente un risarcimento per i patimenti ed i danni subiti.

Verrebbe da dire, parafrasando il nuovo Presidente USA, che invece sarebbe auspicabile che venga Taranto first! (per prima!)

Perchè, come prima azione tesa a ristabilire un minimo di equilibrio e giustizia sostanziale, vanno risarciti la città di Taranto e i suoi cittadini (e non in "moneta fallimentare", visto che sia la procedura concorsuale di Ilva spa che l'utilizzo delle somme di Emilio Riva vengono disposte dal Governo e dal Parlamento Italiani), perchè hanno subito un inotollerabile inquinamento per decadi.

Solo dopo si potrà parlare delle opere di "ambientalizzazione dello stabilimento" (che non è un "risarcimento alla città") e di come si dovrà continuare a produrre acciaio inquinando meno ed azzerando i fastidi per i cittadini di Taranto (siamo all'ovvio, altro che risarcimento!).

Cittadini di Taranto che dovrebbero venire prima dell'interesse nazionale alla produzione dell'acciaio, della tutela dei posti di lavoro (che devono essere anche privi di rischi di malattie connesse all'esposizione ad egenti inquinanti e/o tossici), e che dovrebbero certamente venire prima della famiglia Riva, che all'esito della transazione potrà portarsi a casa ingenti somme tra quelle congelate in Jersey, e magari potrà serenamente, e senza procure alle calcagna, raccogliere anche qualcos'altro magari depositato in altri paradisi fiscali ancora sconosciuti.

Le soluzioni ci sono, e sono a portata di mano, basta volerle adottare, e basta remare tutti nella stessa direzione, mettendo al primo posto tra le priorità di questa vicenda proprio la necessità di rendere giustizia concretamente alla città martoriata, ed in particolare a quella parte della città che per 50 anni ha, quantomeno, dovuto vivere barricata in casa a causa delle polveri provenienti dallo stabilimento Ilva.

 

 

 

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Massimo Moretti - Avvocato
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